Villa Moglia
Esplorando il Passato: Luoghi Abbandonati
URBEX


Sulle colline di Chieri, a pochi chilometri da Torino, sorge un edificio maestoso e silenzioso, immerso nel verde e nel mistero: Villa Moglia.
La sua storia inizia nei primi anni del Seicento, quando Ercole Turinetti acquistò un terreno in quella zona con un'idea precisa: creare una filanda per la produzione della seta. Non si trattava solo di un opificio, ma di un esperimento raro e ambizioso per il Piemonte dell’epoca, capace di gestire l’intero ciclo di produzione serica, dalla coltivazione dei gelsi all’allevamento dei bachi fino alla tessitura. Accanto all’edificio produttivo, Turinetti fece costruire anche la propria abitazione, dando vita a un singolare complesso che univa industria e dimora signorile.
Nel 1725, uno dei suoi discendenti, Giuseppe Maurizio Turinetti, decise di trasformare l’antico opificio in una villa di rappresentanza. L’incarico venne affidato all’architetto Luigi Michele Barberis, allievo di Benedetto Alfieri. Il risultato fu una residenza sontuosa, ricca di decorazioni, soffitti affrescati, una cappella privata e ambienti ispirati all’estetica esotica allora di moda, con pareti dipinte a tema giapponese. La pianta della villa, a “U”, prevedeva due cortili interni e terrazze panoramiche affacciate sul paesaggio collinare. Nonostante ciò, il nome “Moglia” non derivava da terreni paludosi, come si potrebbe pensare, ma da una borgata vicina, Moglia Tana, che un tempo fu parte della proprietà.
Con la fine della dinastia Turinetti e l’assenza di eredi diretti, la villa passò nelle mani del Conte Federici nel XIX secolo, il quale la lasciò in eredità a un proprio dipendente. Purtroppo, questo nuovo proprietario la spogliò di ogni bene, e l’edificio cominciò la sua lunga discesa verso l’abbandono. Nel dopoguerra, attorno al 1950, i Salesiani cercarono di restituirle nuova vita, trasformandola in un convento e costruendo persino un teatro da 200 posti. Ma anche questo tentativo fu effimero. Nel 1970, Villa Moglia passò all’Istituto agrario “Bonafous”, e poi, tra il 1987 e il 2005, al Comune di Torino. Nessuna di queste amministrazioni, però, riuscì a restaurarla in modo efficace.
Oggi, Villa Moglia è un gigante addormentato: i soffitti affrescati sono danneggiati, la cappella versa in condizioni critiche, la vegetazione invade le stanze e le scalinate un tempo nobiliari. Persistono voci di rituali oscuri avvenuti nei suoi ambienti abbandonati, specie nella cappella. La villa è stata inserita nei “Luoghi del Cuore” del FAI, e più volte è stata oggetto di studi accademici e interpellanze politiche. Tuttavia, il suo restauro è ancora una chimera: troppo costoso, troppo impegnativo, e senza un progetto concreto di valorizzazione.
Eppure, tra le sue mura sbrecciate e i suoi silenzi profondi, Villa Moglia conserva ancora il respiro della storia. È un monumento non solo architettonico, ma emotivo, che racconta secoli di ambizione, nobiltà, abbandono e resistenza. Un luogo in attesa di rinascere.
Introduzione
I luoghi sono stati visitati in maniera rispettosa e senza arrecare alcun danno alle strutture.
La documentazione fotografica è fondamentale nel nostro intento di preservare la memoria storica di questi spazi. Fotografare questi luoghi non è solo un atto di registrazione, ma un modo per scoprire e comprendere la bellezza che risiede anche nella decadenza.
Il cotone e il silenzio




Provide a short description of the gallery, highlighting key things.
























